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Studio EORTC 18991: Peginterferone alfa-2b ha migliorato la sopravvivenza libera da recidiva nel melanoma


Il trattamento a lungo termine con Peginterferone alfa-2b ( PegIntron ) dei pazienti con melanoma in stadio III ha un impatto significativo e duraturo sulla sopravvivenza libera da recidiva, queste le conclusioni dello studio EORTC 18991 ( Adjuvant Therapy with Pegylated Interferon Alfa-2b Versus Observation in Resected Stage III Melanoma: Final Results of EORTC 18991 ), uno studio randomizzato di fase III.

Tra i risultati più significativi che sono emersi dallo studio, dopo una mediana di 3.8 anni di follow-up, il rischio di recidiva o decesso è apparso ridotto del 18% [ rischio relativo, RR=0.82; p=0.01 ] nel braccio Interferone pegilato in confronto alla semplice osservazione. La sopravvivenza libera da recidiva a 4 anni è stata del 46% nel gruppo in trattamento attivo contro il 39% nel gruppo di controllo.

Lo studio EORTC 18991 è stato progettato per valutare l’efficacia e la sicurezza a lungo termine di Peginterferone alfa-2b in confronto alla semplice osservazione. I ricercatori hanno assegnato casualmente i pazienti al trattamento adiuvante con peginterferone alfa-2b (n=627) o alla semplice osservazione (n=629) entro 70 giorni dalla dissezione chirurgica delle stazioni linfonodali loco-regionali tributarie (popolazione intention-to-treat). L’endpoint primario era l’RFS. I partecipanti randomizzati al gruppo in trattamento attivo sarebbero stati sottoposti a una terapia di induzione di 8 settimane con Peginterferone alfa-2b alla posologia di 6 microg/kg/settimana, seguita da una fase di mantenimento con 3 microg/kg/settimana, per una durata totale del trattamento prevista in 5 anni.

La sopravvivenza mediana libera da recidiva è stata rispettivamente di 34.8 mesi nel braccio Peginterferone alfa-2b e 25.6 mesi nel braccio osservazionale, per una differenza di 9.2 mesi.
Il miglioramento della sopravvivenza libera da malattia è stato più marcato nei pazienti con una minore invasione tumorale dei linfonodi in base ai gruppi predefiniti. Il trattamento con Peginterferone alfa-2b ha ridotto il rischio di recidiva del 27% ( RR=0.73; p=0.016; log-rank test ) nel sottogruppo dei pazienti con interessamento linfonodale clinicamente non palpabile ( microscopico ), rispetto al 14% ( RR=0.86 ) nei pazienti con linfonodi clinicamente palpabili. Analogamente, nei pazienti con un solo linfonodo positivo ( cioè invaso dalla malattia ) la riduzione del rischio è stata del 29% ( RR=0.71; p=0.004 ), rispetto al 6% ( RR=0.94 ) nei pazienti con più di un linfonodo positivo.

Il trattamento adiuvante con Peginterferone alfa-2b non ha comportato alcun beneficio in termini di sopravvivenza complessiva, che era un endpoint secondario ( RR=0.98 ).

Eventi avversi di grado 3 si sono verificati nel 40% dei pazienti ( n=246 ) nel braccio Peginterferone alfa-2b e nel 10% ( n=60 ) nel braccio osservazionale. Eventi di grado 4 si sono verificati nel 5% dei pazienti ( n=32 ) nel gruppo in trattamento attivo e nel 2% ( n=14 ) nel gruppo di controllo. Il 31% dei pazienti ( n=191 ) trattati con Peginterferone alfa-2b ha interrotto la terapia per tossicità. Sempre in questo gruppo, i più comuni eventi avversi di fase 3-4 sono stati stanchezza ( 16%, n=97 ), epatotossicità ( 11%, n=66 ) e depressione ( 6%, n=39 ).

I più comuni effetti collaterali di Peginterferone alfa-2b sono sintomi influenzali ( tra cui cefalea, stanchezza, malessere generalizzato, dolori, febbre e brividi ), depressione, nausea, perdita dell’appetito, diarrea, insonnia, alopecia, reazione locale al sito di iniezione, alterazione dei test di funzionalità epatica, anomalie dell’esame emocromocitometrico ( leucopenia, trombocitopenia, neutropenia ), tiroidite e manifestazioni autoimmuni. ( Xagena2008 )

Fonte: The Lancet, 2008


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